Zavona Maximiano (1579-1652)

 

Del tabacco specificatamente scrive il medico ravennate Maximiano Zavona nell'Abuso del Tabacco nei Nostri Tempi (Bologna 1650) in lingua italiana. Dall'elenco "Nomi'de gl'autori citati nell'opera" si prevede una trattazione erudita con riferimenti ad altri autori piuttosto che strettamente scientifica (Agrippa, Avicenna, Cesalpino. Vucherio). In otto capitoli è trattata l'origine ed il nome del tabacco, la forma, le preparazioni col tabacco.

L'VIII capitolo è intestato: ""L'uso d'oggidì del tabacco è un abuso". Nel testo in breve si scopre una contaminazione poco scientifica, non sperimentale, con le confuse fantasie del secolo: "Ma se bene tutti che scrivono del tabacco concordano a constituirlo del temperamento caldo discordano nondimeno nel determinare il grado di calore, perché Monarale e Delecampio lo costituiscono caldo e secco nel secondo grado e temperato nelle altre qualità. Cesalpinio lo pone caldo nel primo grado e secco nel terzo... Altri... dicono essere di temperamento freddissimo". Spiegare oggi perché e percome il tabacco fosse caldo o freddo sarebbe spreco di carta, inchiostro e tempo. Gli autori, chi più chi meno, sono interessati all'uso terapeutico delle foglie, cui vengono attribuite disparate capacità curative, in parte secondo osservazione, in parte secondo la pseudoscienza del secolo fantasioso.

Non mancano ricette che ci fanno pensare ad una prima introduzione farmaceutica del tabacco , con successivo sviluppo d'un uso "edonistico". Le ricette hanno l'obbiettivo di esercitare un'azione "calda" in un gran numero di malanni "freddi": "A dolori articolari cagionati da materia o causa fredda... giovano le foglie applicate calde". Tuttavia, lo Zavona esprime pareri utili anche oggi, contro il “vizio” del fumo: "Fui sempre e sono di parere che il tabacco (adoprato nel modo che oggi si costuma)... si debba piuttosto chiamare abuso... Di questo parere fu Pietro Francesco Frigio Autore Moderno... annovera tra i mezzi di abbreviarsi la vita lo smodato pigliare il tabacco, e dice: A questi tempi è accresciato un uso per il quale molti scioccamente si ammazzano".


Zavona conclude: "Habbisi per ultimo quella considerazione che chi disegnasse trattenersi dal troppo uso, di farlo a poco a poco, non in un subito, perché conforme a Cornelio Celso... ogni mutazione subitanea è pericolosa ". Il buon dottor Zavona aveva individuato la patologia della dipendenza, dell’assuefazione alle droghe e del rischio astinenza. 

Tabagismo

 

Il tabagismo, lungi dall’essere un semplice “vizio” o “abitudine”, è riconosciuta dall’International Classification of Diseases (ICD-10) dell’OMS e  dal Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders dell’American Psychiatric Association [1], come una patologia da dipendenza, in cui la nicotina, sostanza neuro-psicotropa, scatena alterazioni neurochimiche, modifica la plasticità di alcune zone cerebrali e delle strutture recettoriali, inducendo cambiamenti comportamentali relativi alla memoria, alle emozioni e all’apprendimento, alla stessa stregua di altre sostanze psicotrope. Il tabagismo infatti soddisfa tutti i criteri clinici e psicobiologici per definire uno stato di dipendenza, analogamente agli altri tipi di tossicodipendenze. 

Inoltre la dipendenza da uso di tabacco, oltre a produrre malattia e morte prematura, comporta un costo economico notevolissimo per le economie nazionali. 

Ma questo non è tutto, perché il tabagismo è come se avesse una marcia in più rispetto alle altre sostanze psicotrope, in quanto, con modificazioni biologiche e molecolari, funziona da “gateway” per altre droghe, cioè predispone all’uso di altre sostanze psicoattive. In sostanza, il tabagismo, come “patologia psichiatrica da nicotina”, è capace di predisporre all’uso di altre droghe come ampiamente dimostrato dal premio nobel Eric Kandel [2].

 

Bibliografia

1. American Psychiatric Association. Diagnostic and statistical manual of mental disorders, 4th Edn. Washington, American Psychiatric Association, 1994.

2. Kandel, E. R., & Kandel, D. B. (2014). A molecular basis for nicotine as a gateway drug. New England Journal of Medicine, 371(10), 932-943.

 

 

 Delle Vile Pier

 
PIETRO LOI noto con lo pseudonimo di Pier delle Ville, che fu veterinario e naturalista (ricordiamo alcuni importanti contributi in seminari, nazionali e non)  scrisse vari contributi (importanti ed usati in varie parti di Cultura-Barocca) nel contesto dall' Aprosiana (più specificatamente con il nome di "Quaderni dell'Aprosiana") rivista di "Studi Barocchi".

Pier delle Ville (Pietro Loi) in un suo saggio ha affrontato il problema dell'uso, dell'abuso e delle presunte qualità terapeutiche del tabacco sulla base del materiale custodito in Ventimiglia nella Biblioteca eretta dall'erudito del '600 Angelico Aprosio. La lettura delle pagine di Pier delle Ville, che fu illustre veterinario e valente naturalista, permettono di vivere da vicino il dibattito appassionato che già nel Seicento si accese sulla valenza terapeutica o non del tabacco oltre che sulla moda del fumare, fiutare e masticare i vari preparati della lavorazione delle foglie del tabacco.

Scrive quindi l'autore con la riconosciuta competenza scientifica: '(pp.1-5) “Questa pianta, dotata di qualità ornamentali, aveva in origine due varietà: Nicotiana tabacum e Nicotiana rustica, secondo la nomenclatura botanica, distinguibili per il fiore tubolare allungato e dai petali rossicci della prima, e più piccolo e giallino dell' altra; anche le foglie diversificano per grandezza. La Nicotiana rustica contiene molto più nicotina ed altri veleni, tutti facilmente assorbibili applicando la foglia sulla cute: è peggio della socratica cicuta mortifera, peggio dello shespiriano giusquiamo corruttore, e gli animali evitano di brucarla. Per allontanare gli alcaloidi tossici, dopo il raccolto le foglie sono fatte appassire all' ombra, e lasciate fermentare prima di subire lavorazioni di vario tipo, per produrre i tabacchi d'uso.
Perché questa pianta, dal 1500 in poi, è entrata nell'abitudine assurda e dannosa del fumo! Il commercio transoceanico portò molti vegetali, nuovi per l' Europa, dalla patata al pomodoro, e caffè, mais , cacao, tabacco: il meno utile si affermò rapidamente nell'uso, mentre la patata destinata a sfamare i popoli potè imporsi relativamente più tardi”.
Esistono testi del 1500 e del 1600 che trattano del tabacco, del cacao, e del tè: la Biblioteca Aprosiana di Ventimiglia conserva diverse opere su questi vegetali.
Innanzi tutto numerosi testi di botanica, ad esempio uno Zenoni, Historia Botanica (Bologna, G. Lorghi, 1675) e un Montalbani, Hortus Botanigrophicus (Bologna, 1660).
Ovidio Montalbani, hilosophus naturalis, rappresenta una classificazione dei vegetali non per caratteri, come nel 1700 farà il Linneo, ma per habitat delle piante, o per incerte somiglianze. Del melo sono elencati come affini, con descrizione, quattordici piante, compresi il melograno ed i limoni. L'autore tratta anche di Nicotiana maior, di Hyoshiamus peruvianus, di Datura stramonium

 

Magen  Crisostomo (Magnenus) (1590–1679)

 
 

 

Molto interessante è l' opera di Giovanni Crisostomo Magen (Magnenus), "Burgundi Luxoniensis Patrici philosophi medici", docente presso l'Università di Pavia, dove pubblicò nel 1648, quattordici "Exercitationes de Tabaco". Nella "Praefactio ad Lectorem" menziona gli autori che sull'argomento lo hanno preceduto:"Everartus Antverpianus (1587), Mathies Lobellius, Johannes Neander.

Segue un Sillabus, ovvero Indice delle Exercitationes, ovvero Capitoli, che conferiscono un'iniziale organicità scientifica e fanno sperare una metodicità illuministica. Sul nome ci informa: "Apud indigenos americanos vocabulo Pictalet vocatur ut ait Monardels... In Hispaniola Insula Petebecenuc dicitur teste Oviedo..: Ab Novae Franciae Pet nomine... ab Hispanis inditum ab suo natali solo insula scilicet Tabaco". Ovviamente ricorda il nome Nicotiana a Johan Nicotio regis Galliarum Legati in Lusitania anno 1559 ed altri nomi: Herba Reginae... Herba Medicea (da Caterina de' Medici). Descrive quattro varietà di piante, minutamente, e nel paragrafo 5 dell' Exercitatione Secunda distingue in uno schema le "infima tabaci folia deteriora", quelle sviluppate presso il terreno, le inferiori, e spiega che "...natura teneriora semper magis fovet ". Il Magen, evidentemente ben informato, colto e riflessivo, permeato di scientifica cautela, sulle virtù terapeutiche del tabacco si esprime negativamente: "Censeo primo tabacum non esse reponendum inter benigna medicamenta... vomitum enim facit... cerebrum turbat", e più avanti, Exercit IV,: "Dico primo usum familiarem tabaci pueris nullo modo convenire...". La metodicità del testo faceva presagire un criterio scientifico illuministico, da Enciclopedia, ma anche Crisostomo Magen, come Massimo Zavona, pensa che il tabacco per effetto del suo calore secco "somni conciliatione promovet", ed avrebbe una "Relatione et Analogia" di carattere zodiacale "cum Aquario et Marte"... Il professor Magen propone numerose ricette ed indicazioni con osservazioni critiche: per esempio ad Henricius, che consigliava: "in ore detento" un decotto di tabacco e camomilla per lenire il mal di denti, risponde: "Dentium dolor a causa frigida nullo modo tollitur tabacco".

Ricorda l'avversione per il tabacco di due regnanti: uno è il Tyrannus Ammurathes IV, che per editto vietò il fumo di tabacco perché mpediva la moltiplicazione della prole (...ne quisquam fumo tabaci uteretur... quia prolis multiplicatione impediebat...). L'altro re è "Jacobus Britanniae Regis, odio ergo tabacum..libello scripsisse Misokapnion". La pericolosità della droga si manifestò specialmente con l'usanza sociale del fumare, del masticare e dell'annusare il tabacco, ed anche di più con la somministrazione di varie preparazioni per finalità farmacoterapiche. Ma oggi sappiamo che la nicotina e gli altri alcaloidi del tabacco sono talmente tossici, che tutti i tentativi del passato di introdurli in terapia umana sono falliti. Oggi un estratto nicotinico può essere utilizzato in agricoltura contro i parssiti.

 

Colombo Cristoforo (1451-1506)

 

Cristoforo Colombo, in latino: Christophorus Columbus; in spagnolo Cristóbal Colón; in portoghese Cristóvão Colombo (Genova, 26 agosto ~ 31 ottobre 1451] – Valladolid, 20 maggio 1506), fu un navigatore ed esploratore italiano della Repubblica di Genova, tra i più importanti protagonisti delle grandi scoperte geografiche europee a cavallo tra il XV e il XVI secolo. Deve la sua fama ai viaggi che portarono alla colonizzazione europea delle Americhe; l'importanza delle sue scoperte è tale che al suo nome sono ispirati numerosi toponimi nel Nuovo Mondo, uno tra tanti quello del Paese sudamericano della Colombia.

Il 12 ottobre 1492 Cristoforo Colombo approdò dall'altra parte dell'Atlantico, dando il via al processo chiamato "scambio colombiano", che segna l'avvio dell'Età moderna, per convenzione appunto, il 12 ottobre 1492, data fatidica in cui sbarcò in America convinto di trovarsi in India.

Colombo giunse in America sull'isola di San Salvador, nelle Bahamas. Qui sperava di trovare le ricchezze di cui - stando ai resoconti fatti due secoli prima da Marco Polo - dovevano abbondare le Indie, meta del suo viaggio. Non trovò però nulla di eccezionale, né lì né sulle isole vicine. Non fosse bastato, a Natale perse una delle navi, la Santa Maria, arenatasi sui coralli. Usò quindi il relitto per allestire, nel Nord dell'isola di Hispaniola (oggi divisa tra Haiti e Repubblica Dominicana), un accampamento di fortuna ribattezzato La Navidad, "Il Natale". Vi lasciò una quarantina di uomini (sulle navi rimaste non c'era posto per tutti) e ripartì per la Spagna con la speranza di farsi finanziare un nuovo viaggio da Isabella I di Castiglia e Ferdinando II d'Aragona, suoi sponsor.

Fra le scoperte che Colombo importò in Europa, oltre ad ortaggi come patate, pomodori importò anche la pianta del tabacco molto usato dalle popolazioni locali.

 

DAL GIORNALE DI BORDO DELLA PINTA DI  CRISTOFORO COLOMBO

 

 "Il 6 novembre 1492 sbarcarono sul continente Rodrigo de Xeres e Luigi de Torres. Essi incontrarono per la strada molte persone che tornavano al proprio villaggio, e sia gli uomini che le donne tenevano in mano un carbone acceso e delle erbe per gustarne il profumo, così come era loro usanza. Erano delle erbe secche racchiuse in una certa foglia egualmente secca e dalla forma di quei moschetti di cui si servono i ragazzi il giorno di Pentecoste. Essi erano accesi ad una estremità e dall'altra la gente li succhiava e li assorbiva. E bevendo interiormente il fumo per aspirazione, questo fumo li addormentava e li inebriava per così dire per le narici. In questo modo essi non sentivano più la fatica. Questa specie di moschetti, come noi li chiamavamo, venivano detti nella loro lingua tabaccos." Fu questa la prima volta che un europeo incontrò il tabacco."

 

 

 Dal diario semiserio dell'inquisitore Torquemada, come riportato nella rubrica Senzafiltro di Tabaccologia  (Tabaccologia, 2/2006)

 

"Correva l’A.D. 1496 e, benché afflitto da fastidiosi dolori reumatici, con dedizione mi adopravo a sconfessare apostati, lestofanti divulgatori di vangeli apocrifi ed eretici, per la maggior gloria di Santa Romana Chiesa e di nostro Signore. Fra questa ciurmaglia capitò forse per isbaglio, un marinaio, Sebastian de Los Cocotes, mentre armeggiava con dei rotoli di quella pianta proveniente dalle Indie e chiamata tabaco. Codesto era un reduce della prima spedizione di Cristobal Colon, così nomato nella vulgata ispanica il vostro Cristoforo Colombo, impavido ammiraglio genovese al servizio della corona dei cattolicissimi Re di Spagna. Questo marinaio reduce della scoperta delle Indie, prima di essere da Noi congedato, mi racconta, su mia interrogazione, il momento clou dell’avvistamento del Nuovo Mondo. Tra l’euforia dell’avvistamento in quell’alba del 12 ottobre del 1492, fu l’ammiraglio Colombo a dare l’imprimatur alla scoperta con un urlo liberatorio rivolto al cielo e agli equipaggi delle tre caravelle: TIERRA, BELIN! Questo urlo poi divenne il grido di battaglia degli equipaggi di Cristoforo Colombo. Lo scaltro marinaio si guardò bene dal tradurmi questa incomprensibile parola, che solo un anno un anno dopo seppi essere una scurrile parola genovese ed il suo signifato, perché un giro di ruota non glielo avrei di certo risparmiato"

 

 

 

Sigarette light

 

L'insostenibile leggerezza delle light

Le sigarette light, o leggere, sono state bocciate dall'antitrust italiana nel settembre 2002.

La decisione dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato arriva dopo la denuncia di un'associazione di consumatori. Prima di pronunciarsi, l'Antitrust ha commissionato due sondaggi ad altrettante società di rilevazione statistica, dai quali è emerso come "una parte significativa del campione intervistato - si legge in una nota del Garante -associ alla dicitura 'light' una valenza di minor pericolosità del prodotto per la salute". Nella sua valutazione, l'Autorità si è anche basata sui risultati "del dibattito e della ricerca scientifica disponibili in ambito internazionale", da cui emerge come le sigarette "leggere" non possano essere considerate meno dannose per la salute rispetto a quelle normali o full flavour.Quindi il Garante ha stabilito che "la dicitura riportata sulla confezione delle sigarette Marlboro lights è idonea a indurre in errore i consumatori sulle effettive caratteristiche del prodotto e, pertanto, costituisce una fattispecie di pubblicità ingannevole. L'azienda ha avuto dunque un anno di tempo per l'eliminazione del termine lights dai pacchetti di sigarette".Il divieto di attribuire alle sigarette definizioni come "mild/light" (leggere) o "low tar" (poco catrame) è scattato in tutta l’ UE dal settembre 2003.Nel frattempo ha suscitato clamore ma anche soddisfazione nella lobby antifumo la condanna della Philips Morris (multa da 10 milioni di euro !) da parte di un Tribunale dell’Illinois:“Le sigarette lights sono un inganno in quanto non è vero chefanno meno male”. Motivazione della sentenza: “... per aver fuorviato i fumatori promovendo le proprie sigarette leggere e facendo credere ai consumatori che fossero meno dannose”.