Stella Benedetto (sec. XVII)

 

Nel 1669, in Roma, fu dato alle stampe un trattato dal titolo Il Tabacco di don Benedetto Stella, da Civita Castellana, “nella quale si tratta dell’origine, istoria, coltura, preparazione, qualità, natura, virtù e uso in fumo, in polvere, in foglia, in lambitivi et in medicina della pianta volgarmente detta Tabacco”, in cui “si discorre degl’utili che arreca moderatamente preso, de i danni ch’apporta smoderatamente usato, e qual sia i vero, e legittimo modo di prenderlo”. Anche in questo testo il dilemma dialettico pseudoscientifico è tra uso e abuso.

Ma tra le varie notizie sul tabacco Stella ci da una intrigante notizia, evidentemente riportata, sulla scoperta dell’America. Ci racconta infatti dell’Isola Atlantica che si troverebbe oltre le colonne di Ercole e di cui aveva parlato Platone. Questa isola si sarebbe formata dopo un “terribilissimo terremoto”. Di tutto ciò né Tolomeo né i Geografi prima di lui avevano notizie. Questa ipotesi tellurica non fu sposata da Aristotile che però nel suo De mirabilis naturae asserice che questa isola Atlantica fu scoperta dai Cartaginesi, “a cui non giunsero che con una lunghissima navigazione di moltissimi giorni, dove trovarono una terra fertilissima irrigata da moltissimi fiumi, ombreggiata da fecondissime piante e ferace di infinità di frutti”.

Ma poi ci spiega perché questi scopritori non misero radici in questa nuova isola: “Alcuni de’ Cartaginesi allettati dall’amenità dell’aria, dalla bontà del suolo, e dalla qualità del paese, tentarono di imparare il linguaggio di essa e prendersi ivi le moglie, e propagar la loro prole;  ma che avendo ciò saputo il Senato Cartaginese, con pubblico Editto commandò a tutti i suoi soggetti che si trovavano in detta Isola, che si ritirassero, e tornassero in Cartagine, e che per l’avvenire che nessuno più ardisse di navigare a detta Isola”.

Infine nel suo “De abusu Tabaci” scrive che “l’uso del tabacco moderatamente pres, non solo è utile, ma anche necessario a preti, monache o frati ed altri religiosi, che devono o vogliono menar vita casta e reprimere que’ moti sensuali che cotanto infastidiscono…E’ bene che essi lo prendano ad imitazione di quel gran Servo di Dio de’ nostri tempi, il P. Giuseppe da Copertino, ad occurrendas carnis tentationis”.