Sindemia

 

Come molte altre espressioni comunemente utilizzate nelle scienze e nelle discipline biomediche, la parola "sindemia" deriva anch'essa dal greco e starebbe ad indicare tutta una serie di condizioni morbose "concomitanti", con particolare riferimento alle "malattie non trasmissibili", quali in primis affezioni cardio-circolatorie, respiratorie croniche, dismetaboliche come diabete e obesità e tumori, nonché un insieme di situazioni e variabili "socio-economiche" (densità demografica, livello igienico-sanitario e d'istruzione, indice di povertà, etc.), "climatologico-ambientali" (cambiamenti climatici, riscaldamento globale, deforestazione, desertificazione, etc.) ed “errati stili di vita” (fumo di tabacco, alimentazione sbagliata, sedentarietà) che andrebbero tenute nella massima considerazione ai fini di una corretta lettura ed interpretazione dei dati relativi all'andamento ed all'evoluzione di qualsivoglia "malattia infettiva", a maggior ragione ove la stessa assumesse una diffusione globale, come nel caso della "pandemia da SARS-CoV-2". 

Fu Merrill Singer, un antropologo medico statunitense, a coniare e ad introdurre per la prima volta in ambito biomedico, negli anni '90 del secolo scorso, il termine "sindemia", successivamente esplicitato in veste più compiuta ed articolata in un editoriale a firma del medesimo studioso, pubblicato nel 2017 sulla prestigiosa Rivista "The Lancet [Singer M, Bulled N, Ostrach B, Mendenhall E. Syndemics and the biosocial conception of health. Lancet 2017; 389:941-50].